BANCHETTO DI D’ANNUNZIO A FIUME

Con l’impresa di Fiume del 1919, alcuni reparti ribelli del Regio Esercito, guidati da Gabriele D’Annunzio, occuparono la città adriatica contesa tra il Regno d’Italia e il Regno di Jugoslavia. La missione aveva lo scopo di influire sulla Conferenza internazionale della pace.

È in quel momento che Gabriele D’Annunzio delinea il suo concetto di spinta futurista, di evoluzione, di autoesaltazione. La festa per celebrarne le gesta prende la forma di banchetto dai toni e gusti favolistici, con la creazione di un menù realizzato e scritto a mano, firmato da D’Annunzio stesso: una sequenza solo apparentemente classica di alimenti, che cela la difficile interpretazione di piatti dal nome immaginario come la “Minestra Flik-Flok” e il “Dolce alla Lamarmora”. Ma non sono solo le portate la particolarità di questa lista accuratamente definita, a richiamare l’attenzione è anche la parte dedicata alle bevande, dove il “vermout d’onore” apre il pasto, mentre a concluderlo è il “maraschino di Zara”. E per la prima volta, ecco comparire la dicitura “Asti Spumante”, che tornerà solo negli anni 30 con la costituzione del “Consorzio per la tutela dell’Asti Spumante”.

In questo banchetto, però, il cibo riveste un ruolo solo secondario: a rappresentare il vero ingrediente ed elemento principale dell’occasione è proprio Gabriele D’Annunzio con le sue trovate teatrali e immaginifiche.

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