Bocconcini di maiale al Prosciutto profumati al balsamico
- 2 filetti di maiale (circa 750 grammi)
- 12 Fette di Prosciutto di Parma
- Aceto Balsamico di Modena q.b.
- un Rametto di rosmarino
- 2 Spicchi d’aglio
- 300 g d’insalatina verde
- Olio Extra Vergine d’Oliva Monti Iblei DOP q.b.
- sale q.b.
- pepe q.b.
Prendete le fette di Prosciutto crudo e togliete tutto il grasso in eccesso.
Tagliate il filetto di maiale in piccoli pezzi di circa 60 grammi l’uno, avvolgeteli uno per uno nel prosciutto, fermando con uno stecchino di legno.
Versate un filo d’olio in padella, fatelo scaldare, aggiungete il rosmarino e l’aglio e i bocconcini precedentemente preparati.
Irrorate quindi la carne con aceto balsamico secondo i vostri gusti, e fate cuocere 5 minuti da entrambi i lati.
La carne al centro deve rimanere rosa.
Insaporite i bocconcini con un pizzico di sale, una spolverata di pepe nero e un filo d’olio d’oliva, quindi irrorateli con la riduzione di condimento balsamico. Servite il filetto su un letto di insalatina verde.
Storie nel piatto
Nel I secolo a. C. Marco Terenzio Varrone scriveva:“Si crede che la natura abbia regalato il porco all’uomo per farlo vivere lautamente”.
Questa frase è esplicativa della considerazione in cui è stato sempre tenuto il maiale dalle popolazioni europee. Ai tempi al prezioso suino veniva conferito, oltre al valore alimentare, anche un forte valore simbolico: gli accordi di pace venivano sanciti con l’uccisione di un maiale e con lo stesso rito si propiziavano i matrimoni dei re e dei personaggi illustri: erano gli sposi stessi a celebrare il rito sacrificale. Nel corso dei secoli, poi, al maiale è stato associato un santo protettore: sant’Antonio abate, poiché, nell’iconografia classica, il santo veniva sempre raffigurato con un maiale ai piedi, come segno di padronanza dei desideri della carne. I frati che curavano le chiese a lui dedicate godevano di una serie di privilegi, il più noto dei quali era quello di poter far pascolare, libero per la città, un maiale. I frati lo proteggevano dalle insidie ed erano ben contenti di ritrovarselo davanti alla porta a grufolare, poiché veniva considerato un segno della benevolenza del Santo. L’animale veniva infine macellato il 16 Gennaio e le sue carni venivano distribuite ai poveri il giorno seguente, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate.
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