Crocchette di fontina
60 g di farina
60 g di farina di riso
500 g di Fontina
150 g di burro
200 ml di latte
4 tuorli d’uovo
2 uova
sale e pepe
noce moscata
olio per friggere
Per la panatura
1 uovo
pane grattugiato
Ponete in una casseruola piuttosto capiente i due tipi di farina, i tuorli e le uova, mescolando tutto con un cucchiaio di legno. Unitevi quindi il latte a poco a poco, amalgamando con cura e mettete la casseruola sul fuoco.
Aggiungete quindi la fontina e il burro e condite con un pizzico di sale e di pepe e una spolverata di noce moscata.
Continuate a mescolare il composto e, una volta giunto a ebollizione, fate cuocere altri 5 minuti a fiamma vivace, continuando a mescolare.
Passati i 5 minuti, togliete la casseruola dal fuoco e versate il composto in una terrina per farlo raffreddare.
Una volta freddo, preparate con il composto delle piccole crocchette sferiche e impanatele una alla volta, passandole prima nell’uovo battuto e poi nel pangrattato, e ripetendo l’operazione due volte per ogni crocchetta.
Friggete quindi le crocchette in olio bollente e servite calde.
Storie nel piatto
La storia del formaggio è indissolubilmente legata a quella dell’evoluzione dell’uomo.
La sua nascita risale, probabilmente, al momento in cui le prime comunità di esseri umani divennero stanziali e si dedicarono all’agricoltura e alla pastorizia. Proprio a quel tempo, infatti, qualcuno deve essersi reso conto che il latte conservato in otri ricavate dalle pecore si trasformava in poco tempo in un cibo totalmente diverso, facile da conservare e trasportare e per di più dall’ottimo sapore.
Da quel momento l’uomo ha costantemente sperimentato metodi di produzione del formaggio, differenziandoli e riuscendo a produrne varietà estremamente diverse tra loro.
Tra queste varietà vi è la Fontina, prodotto tipico della Valle d’Aosta, la cui preparazione è piuttosto complessa e laboriosa.
Questo formaggio, infatti, è preparato esclusivamente con il latte di mucche di razza valdostana, che deve essere lavorato entro un paio d’ore dalla mungitura.
La pasta ottenuta dalla lavorazione del latte viene collocata per 12 ore in appositi stampi, e le forme che se ne ricavano devono essere fatte stagionare per tre mesi su scaffali di pino all’interno di grotte scavate nella roccia.
Durante l’intera stagionatura, poi, l’intervento dell’uomo deve essere quotidiano: il casaro, infatti, deve rigirare le forme ogni giorno, alternando un giorno di salatura a uno di spazzolatura in cui viene rimossa la muffa che si forma sulla crosta a causa dell’umidità della roccia.
Questo metodo di preparazione si tramanda da secoli: le prime indicazioni sui metodi produttivi della fontina, infatti, risalgono a una pergamena del XIII secolo, mentre bisognerà aspettare il XVIII secolo perché questo formaggio diventi famoso con il nome che poi mantenuto nei secoli fino a oggi.
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