Involtini sardi con la verza
- 600 g di scaramella di bue magra o di maiale magra
- 1 verza a foglie larghe
- 3 cl d’olio extravergine di oliva
- 2 dl di vino bianco
- uno Spicchio d’aglio
- 5 Foglie di salvia
- 3 Cucchiai di prezzemolo tritato
- sale e pepe q.b.
Tritate l’aglio pelato, la salvia e il prezzemolo e impastate tutto in una ciotola con la carne tritata mescolando con una forchetta fino ad ottenere un impasto piuttosto omogeneo.
Da questo ricavate, modellandolo con le mani, dei cilindretti di circa 3 cm di lunghezza e 2 di diametro.
Dividete la verza in foglie e lavatela.
In una a pentola d’acqua salata bollente lessate le foglie di verza per un paio di minuti, quindi scolatele, asciugatele su di un telo e avvolgetele attorno ai cilindretti precedentemente preparati.
Ponete una padella su un fuoco di media intensità con l’olio e, appena questo sarà caldo, gli involtini salati e pepati.
Fate rosolare leggermente per un minuto, quindi unitevi il vino e, quando questo sarà evaporato, mettete il coperchio e completate la cottura per altri 15 minuti, aggiungendo un po’ d’acqua calda se gli involtini risultassero troppo secchi.
Togliete dal fuoco e serviteli caldi.
Storie nel piatto
Oggi il prezzemolo è una delle erbe più diffuse in cucina, tanto che in italiano con l’espressione “essere come il prezzemolo” ci si riferisce a qualcuno che è presente ovunque.
Nonostante il largo uso che se ne fa adesso nella gastronomi, però, un tempo quest’erba originaria dell’area mediterranea era utilizzata per tutt’altri scopi. Gli etruschi, ad esempio, ricavavano dalle sue foglie un unguento che ritenevano avesse doti miracolose, mentre i greci lo usavano per decorarsi la testa durante i banchetti poiché credevano che questo stimolasse l’appetito.
Ma fu principalmente a causa dei romani che il prezzemolo venne pressoché ignorato a livello gastronomico fino al Medioevo. Questi infatti ritenevano che questa pianta che cresceva spontaneamente sulle rocce, fosse legata all’araldo della morte e per questo erano soliti adornare le tombe con delle piantine di prezzemolo.
Per lungo tempo, quindi, quest’erba aromatica godette di una fama piuttosto lugubre, fu infatti soltanto in pieno Medioevo che vennero scoperte le sue doti aromatiche.
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