A tavola con un’aristocratica famiglia del XVIII secolo.
Come ci si comportava a tavola, in una famiglia dell’aristocrazia francese del Settecento? E com’era la sala da pranzo? Abbiamo modo di scoprirlo, osservando la stampa Le gateau des roys (Il dolce dei re), tratta da un disegno di Philippe Canot e databile intorno al 1760.
L’autore
Philippe Canot o Caneau (1715 circa – 1783) è un disegnatore e pittore francese di gusto rococò, quello stile che, nelle arti e nell’architettura del XVIII secolo, segna il superamento dell’imponente plasticismo barocco attraverso l’aspetto decorativo, caratterizzato da leggerezza compositiva e luminosità cromatica.
Poco si sa di lui. È il fratello minore del noto incisore Pierre-Charles e, dal 1740, dipinge numerose scene di genere, nello stile di Jean Siméon Chardin.
È membro dell’Académie de Saint-Luc e, a tempo pieno, lavora come decoratore nel Menus-Plaisirs du Roi che, nell’organizzazione della casa reale francese sotto l’Ancien Régime, è il dipartimento responsabile dei “piaceri minori” del re, ossia di tutti i preparativi per cerimonie, eventi e festività.
Molte delle opere di Philippe Canot, scene di vita familiare e in stile galante, ossia ritratte con un segno dolce, delicato, affettuoso e intimo, sono state incise da Jacques-Philippe Le Bas, Charles Iron e Jean-Joseph Balechou.
L’incisore
L’incisione Le gateaux des roys (Il dolce dei re) è opera del celebre Jacques-Philippe Le Bas o Lebas (1707 – 1783), a capo di un laboratorio che forma la maggior parte degli incisori che costituiscono l’età d’oro di quest’arte in Francia nel XVIII secolo.
L’incisore e disegnatore parigino, in grado di restituire alla perfezione lo stile e il tratto dei maestri dalle cui opere esegue le stampe, acquisisce nel 1782 il titolo di “incisore del re” e produce con successo oltre cinquecento incisioni, tra cui molti grandi ritratti da Vernet e diverse opere da van de Velde, Parrocel, Berchem, Ruysdaël, Watteau, Oudry e Lancret.
La tecnica incisoria prediletta da Le Bas è il bulino, il più antico procedimento calcografico conosciuto, che prende il nome dallo strumento usato per incidere il metallo.
Questo processo di incisione risale alla prima metà del Quattrocento e deriva dalla tecnica usata sui metalli, fin dal Medio Evo, dagli orafi, che impiegavano il bulino per ottenere incavi nelle lamine, generalmente d’argento, che poi colmavano con una mistura nera chiamata nigellum (niello) per rendere evidente il disegno.
Le Bas è anche il primo, dopo Rembrandt, a utilizzare, oltre al bulino, la tecnica della puntasecca, che sarà poi perfezionata ulteriormente da alcuni allievi del suo laboratorio.
Nella puntasecca, la matrice viene incisa direttamente con una punta metallica dura e acuminata e quest’ultima, scalfendo il metallo, crea un solco con filamenti metallici, detti barbe, che trattengono l’inchiostro, conferendo, nelle prime tirature, un caratteristico segno vellutato alla stampa.
L’opera
Le gateaux des roys (Il dolce dei re) mostra una scena di vita familiare, all’interno di una casa nobiliare del Settecento.
Una famiglia aristocratica pranza o cena intorno al tavolo, mentre la domestica sta portando una zuppiera fumante. La bambina presenta una fetta di torta a suo padre e, a destra, la credenza aperta della cucina mostra stoviglie e accessori di una certa ricercatezza.
È un’opera di genere, che ricorda lo spirito dei quadri di Chardin, i cui protagonisti sono spesso domestici o rampolli della borghesia o dell’aristocrazia francese, ritratti nello svolgimento di semplici attività quotidiane.
Una pittura minore, insomma, rispetto ai grandi soggetti storici, ritenuti nel XVIII secolo il genere artistico più alto e nobile, ma che possiede un tocco di edonismo rococò nell’indugiare sull’elegante panneggio dell’abito della padrona di casa e, soprattutto, nello scegliere, per i protagonisti della scena, posture e gesti d’innata signorilità. Come se condividere un pasto fosse più una danza che un’esigenza.
Piccola curiosità: il gateau de roys è, in Francia, il dolce dei Re Magi, tipico dell’Epifania. È una fragrante torta di frangipane, solitamente accompagnata da un bicchiere di sidro, nella quale si cela, dissimulata tra le soffici sfoglie del dolce, una minuscola statuetta che, anticamente, era costituita da una fava. Chi trova la cosiddetta fève viene eletto re o regina della giornata e riceve una luccicante corona di carta.
Nel Settecento, la tradizione del gateau des roys ha già quattro secoli di vita, perché si diffonde nel Trecento. Ma sapete a quando risale? Ai Saturnali romani, le celebrazioni in onore del dio Saturno, dove si sceglieva il re della festa, con una fava nascosta in una focaccia di noci, datteri e fichi.